Gluten sensitivity non celiaca: glutine o frumento?

Gluten sensitivity non celiaca e lo stato dell’arte: è colpa del glutine o del frumento?

La gluten sensitivity non celiaca, che il professor Guendalini ha definito sensibilità al frumento, continua ad essere oggetto di studi approfonditi e di numerose pubblicazioni. Più di 100 articoli scientifici solo in questo primo mese di gennaio si sono aggiunti alla biblioteca scientifica riguardante la gluten sensitivity.

Tra le varie pubblicazioni è di grande interesse un recente articolo apparso sul Word Journal of Gastroenterology (Igbinedion et al., Ottobre 2017), che esamina lo stato dell’arte della gluten sensitivity, gli interrogativi rimasti cui dare risposta e in che modo la diagnosi ed il trattamento possano essere migliorati.

Come abbiamo ricordato nei vari articoli dedicati alla gluten sensitivity, questa patologia è relativamente “giovane” rispetto alla celiachia e ci sono aspetti genetici ed immunologici che devono essere necessariamente approfonditi, come anche eventuali fattori ambientali. Anche questo studio ricorda che tale patologia si manifesta più nelle donne rispetto agli uomini.

Anche in questo articolo è sottolineato che la sintomatologia della gluten sensitivity non celiaca si sovrappone alla sintomatologia di diverse patologie, come abbiamo evidenziato nell’articolo sul percorso diagnostico e nell’articolo sulla sindrome da colon irritabile (IBS). Ciò è molto evidente da questo schema, pubblicato appunto nell’articolo sul percorso diagnostico.

La sintomatologia della Celiachia, della gluten sensitivity non celiaca e dell’allergia al frumento,                                Fabiana Corami – Gluten Free Travel and Living

Da diverse ricerche è emerso che non sia solo il glutine il trigger della gluten sensitivity non celiaca. Alcuni ricercatori hanno evidenziato il ruolo dei FODMAPs non soltanto nell’IBS ma anche nella gluten sensitivity non celiaca. Ma come abbiamo già avuto modo di dire nell’articolo dedicato, non è sicuramente tutta colpa dei fruttani.

Appare chiaro che più di un trigger è coinvolto nella gluten sensitivity non celiaca ed ecco perché Guendalini qualche anno fa la definì una malattia ombrello.

In questa pubblicazione di Igbinedion e collaboratori è sottolineato il ruolo che una disbiosi, cioè un disequilibrio nel microbiota intestinale, possa avere nella gluten sensitivity non celiaca.

Un puzzle nel puzzle? Probabilmente, si tratta di sinergie in azione che sono ancora difficili da indentificare in maniera completa.

E’ certo che il glutine, o meglio la gliadina, abbia un ruolo rilevante nella gluten sensitivity non celiaca.

Villi intestinali: i diversi gradi Marsh. Il Marsh 1 si ritroa nei pazienti affetti da gluten sensitivity non celiaca (fonte.  http://en.wikipedia.org/wiki/Coeliac_disease (classification according to Marsh, 1992)

Se da un lato procedono le ricerche per capire chi, cosa, come, dove, quando e perché si manifesta la gluten sensitivity non celiaca, dall’altro procedono le ricerche per migliorare la diagnosi, che ad oggi è una diagnosi per esclusione (non autodiagnosi, come abbiamo detto più volte).

La gestione della gluten sensitivity non celiaca, considerato il quadro dei sintomi coinvolti, che possono essere intestinali e extra-intestinali, è una gestione a 360 °, che si fonda su un pilastro fondamentale: l’alimentazione senza glutine.

Come per la celiachia, anche per la gluten sensitivity l’alimentazione senza glutine è una cura per tutta la vita e non rispettare la compliance alla dieta, proprio in relazione alle sinergie con diverse patologie, può non solo aggravare i sintomi della gluten sensitivity non celiaca, ma anche quelli di altre patologie ad essa correlate. Però, l’alimentazione senza glutine va adottata quando la diagnosi per esclusione di gluten sensitivity è stata effettuata in maniera corretta.

Inoltre, nella pubblicazione di Igbinedion et al. è evidenziata la correlazione intestino-cervello, che svolge un ruolo fondamentale nelle sindromi dolorose che colpiscono l’addome; infatti, diversi studi riguardano anche gli aspetti neurologici della gluten sensitivity e di come affrontare la sintomatologia neurologica e neuropsichiatrica di tale patologia.

E’ proprio il caso di dire che nella gluten sensitivity non celiaca, oltre la glutine c’è di più.

Piccola magra consolazione è sapere che per lo meno negli USA – così è spiegato nella pubblicazione di Igbinedion e collaboratori –  sono stati aggiornati i codici relativi ad alcune patologie e anche la gluten sensitivity non celiaca, assieme all’allergia al frumento, all’IBS e alla celiachia, ha un suo codice ed è quindi elegibile per le richieste di rimborso per la diagnosi, nonostante la diagnosi sia ancora per esclusione. Un primo piccolo passo molto incoraggiante che sottolinea e soprattutto dimostra a chi ancora dubita dell’esistenza di questa patologia e delle sue complicanze.

Come abbiamo scritto più e più volte e come sottolinea anche questa pubblicazione, è necessario che si facciano progressi non soltanto per capire come migliorare la diagnosi, ma soprattutto come informare ed educare le persone, poiché a fronte di una diagnosi corretta di gluten sensitivity non celiaca rimane la gestione della patologia, cioè il seguire la dieta senza glutine, che in termini economici è spesso onerosa.

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