Gluten Sensitivity seconda puntata

Nel precedente post sulla gluten sensitivity non celiaca (sensibilità al glutine non celiaca, non coeliac gluten sensitivity, NCGS), sono stati descritti i meccanismi della risposta immunitaria, ovvero è stato descritto in che modo il corpo di una persona affetta da gluten sensitivity reagisce quando il glutine viene ingerito.
Cosa abbiamo capito? Che bene non si sta, anzi!

Notizia di pochi giorni fa è un comunicato stampa diffuso dalla Schaer e firmato dal Prof. Carlo Catassi in merito alla pubblicazione di un articolo su una rivista scientifica peer review (Nutrients www.mdpi.com/journal/nutrients) dal titolo Non Coeliac Gluten Sensitivity: The New Frontier of Gluten Related Disorders (presente nel volume 5, 2013).

In questo articolo si parla dello stato dell’arte e del futuro delle ricerche sulla gluten sensitivity, temi affrontati al Second Expert Meeting on GS, tenutosi a Monaco di Baviera un anno fa.

L’articolo è firmato da moltissimi scienziati europei e italiani che si occupano e si sono occupati di celiachia e di sensibilità al glutine non celiaca (non coeliac gluten sensitivity).

Vorrei partire dalla dichiarazione del Prof. Catassi “Il mondo scientifico non ha più dubbi sull’esistenza della Sensibilità al Glutine Non Celiaca”.

Evviva! Finalmente!
Ci scopriamo malati e felici “ma come è sta storia???”

La storia comincia tanti anni fa, quando per la prima volta si cominciò a parlare di gluten sensitivity…erano gli anni ’80, solo di recente è stata riscoperta, come dicono anche gli esperti nell’articolo, e attraverso la ricerca si è cercato di dare delle risposte riguardo i meccanismi, la sintomatologia, la diagnostica.

Rispetto ai due schieramenti iniziali, il fronte del “sì la gluten sensitivity esiste” e quello del “no, la gluten sensitivity non esiste”; c’erano anche vaste zone d’ombra, ma poche soluzioni. Infatti anche in questa pubblicazione si ricorda e si sottolinea il fatto che spesso l’allontanamento in modo totale ed esclusivo dalla dieta era fatto assolutamente su base volontaria dal paziente, come fosse l’ultima spiaggia per capire che cosa diamine accadeva al proprio corpo.
Infatti, a certe scelte ci si arriva proprio perché si vive sul proprio corpo un malessere profondo e non capito.

Quindi il fatto che finalmente la gluten sensitivity sia riconosciuta reale come malattia, come sindrome è un gran progresso.

Per i ricercatori, i medici, gli specialisti adesso è davvero tempo di separare il grano dalla pula. Per esempio, uno dei problemi da affrontare è la nomenclatura, ovvero come chiamare cosa. In un unico termine: “disturbi relativi al glutine” è racchiuso un ventaglio di situazioni. Attualmente c’è concordanza nella definizione di gluten sensitivity, ma potrebbe accadere che con il progresso della ricerca sia anche necessario rivedere la nomenclatura.
Lo stato dell’arte ci dice che la percentuale di persone gluten sensitive non è ancora certa, proprio a causa delle motivazione sopra descritte, però c’è accordo nell’affermare che non è un disturbo poco comune.

Il problema di questa poca conoscenza è sia il fatto che spesso la sintomatologia veniva accomunata alla sindrome da colon irritabile (irritable bowel syndrome IBS) sia la carenza di test per la diagnosi. È un po’ come camminare sulle uova con il tacco dodici…ogni passo pensi “e adesso?”

La sintomatologia della gluten sensitivity è stata descritta nel post precedente (link). Gli studi della Biesiekierski su un test del doppio cieco hanno evidenziato che la comparsa della sintomatologia non può ritenersi dovuta all’effetto placebo. Certo è che altri studi sono necessari anche per evidenziare eventuali sinergie con la presenza di altri disturbi e/o malattie autoimmuni.

Questo è il guaio di esseri sistemi cellulari complessi…

La relazione tra gluten sensitivity e IBS è complessa. Da uno studio di Vazques-Roque et al. è emerso che il glutine può alterare le funzioni intestinali nei pazienti affetti da IBS, alcuni dei quali erano anche affetti da diarrea ed erano portatori dei genotipi HLA-DQ2 e/o HLA-DQ8 – questi ultimi sono gli alleli (le parti di un gene) che identificano la predisposizione genetica alla celiachia. Inoltre, i risultati di questo studio hanno evidenziato che altre sostanze potrebbero influenzare negativamente i sintomi della IBS, oltre al glutine, al grano e ai suoi derivati. Queste sostanze sono ad esempio fruttani – catene di fruttosio -, galattani – catene di galattosio -, fruttosio e anche tutte quelle sostanze che inibiscono l’attività di due enzimi importanti, l’amilasi che permette la digestione degli amidi (carboidrati) e la tripsina, che permette la digestione delle proteine.
È stato osservato che pazienti IBS sotto dieta senza glutine introducevano nella loro dieta e quindi nel loro organismo una minor quantità delle sostanze sopradescritte e questo comportava un miglioramento della loro sintomatologia. D’altro canto è stato però osservato che i pazienti gluten sensitive introducevano le sostanze sopradescritte ad esempio tramite i legumi, ma traevano effettivo beneficio dall’allontanamento totale di ogni fonte di glutine. E ribadisco io e lo ribadisce lo studio: non era effetto placebo.

Alcuni studi hanno evidenziato che alcune patologie importanti come l’autismo e la schizofrenia possono essere influenzate da disturbi legati al glutine.
Allo stato attuale non sono stati identificati biomarkers specifici della gluten sensitivity ed ecco perché la diagnosi è spesso difficile e viene fatta per esclusione, e più spesso per autoesclusione.

Gli studi sui meccanismi e i processi della gluten sensitive sono dei lavori in corso sempre aperti. Ciò che è chiaro è che nella gluten sensitivity si attiva la risposta immunitaria innata o costitutiva dell’individuo, sebbene una eventuale risposta immunitaria adattativa non sia da escludersi totalmente.

Quali sono gli obiettivi futuri? Lo scetticismo espresso da molti esperti di celiachia riguardo la gluten sensitivity si è evoluto in una accettazione della sua esistenza, ma è chiara la necessità di tools diagnostici adeguati, di capire i meccanismi fisiologici e genetici della malattia, di comprendere l’entità della sintomatologia. Ovviamente la conoscenza è funzione della ricerca, quindi di come le ricerche sono condotte ed ecco quindi la necessità di tests in doppio o triplo cieco, ad ampio spettro, considerando eventuali sinergie importanti con altre patologie.

Gli stessi studiosi dicono che per la gluten sensitivity siamo attualmente nelle medesime condizioni in cui eravamo per la celiachia quaranta anni fa. Va da sè che la speranza è nelle ricerche in atto cosicché; migliorino le conoscenze e aumentino le informazioni. Personalmente però gioisco, da paziente soprattutto, perché dare un nome alla malattia è anche l’inizio della guarigione.

Chi di voi si è scoperto gluten sensitive? E come?

Fabiana Corami Fabipasticcio

Fonti Bibliografiche

Carlo Catassi et. al, Nutrients 2013, 5

Sapone A. et al., BMC Med 2012, 10

Vazquez – Roque M.I. et al., Gastroenterology 2013, 144

BiesieKirski J.R. et al., Gastroeneterology 2013, 145

Cooper B.T. et al, Gastroenterology 1981, 81

Sanders D.S. et al., Gastroenterology 2012, 107

Fonti fotografiche

www.femalefirst.co.uk

healthnowmedical.com

cathe.com

modifiche Fabiana Corami

Nel precedente post sulla gluten sensitivity non celiaca (sensibilità al glutine non celiaca, non coeliac gluten sensitivity, NCGS), sono stati descritti i meccanismi della risposta immunitaria, ovvero è stato descritto in che modo il corpo di una persona affetta da gluten sensitivity reagisce quando il glutine viene ingerito.

Cosa abbiamo capito? Che bene non si sta, anzi!

Notizia di pochi giorni fa è un comunicato stampa diffuso dalla Schaer e firmato dal Prof. Carlo Catassi in merito alla pubblicazione di un articolo su una rivista scientifica peer review (Nutrients www.mdpi.com/journal/nutrients) dal titolo Non Coeliac Gluten Sensitivity: The New Frontier of Gluten Related Disorders (presente nel volume 5, 2013). In questo articolo si parla dello stato dell’arte e del futuro delle ricerche sulla gluten sensitivity, temi affrontati al Second Expert Meeting on GS, tenutosi a Monaco di Baviera un anno fa.

L’articolo è firmato da moltissimi scienziati europei e italiani che si occupano e si sono occupati di celiachia e di sensibilità al glutine non celiaca (non coeliac gluten sensitivity).

Vorrei partire dalla dichiarazione del Prof. Catassi “Il mondo scientifico non ha più dubbi sull’esistenza della Sensibilità al Glutine Non Celiaca”.

Evviva! Finalmente!

Ci scopriamo malati e felici…ma com’è ‘sta storia???

La storia comincia tanti anni fa, quando per la prima volta si cominciò a parlare di gluten sensitivity…erano gli anni ’80, solo di recente è stata riscoperta, come dicono anche gli esperti nell’articolo, e attraverso la ricerca si è cercato di dare delle risposte riguardo i meccanismi, la sintomatologia, la diagnostica. Rispetto ai due schieramenti iniziali, il fronte del “sì la gluten sensitivity esiste” e quello del “no, la gluten sensitivity non esiste” c’erano anche vaste zone d’ombra, ma poche soluzioni. Infatti anche in questa pubblicazione si ricorda e si sottolinea il fatto che spesso l’allontanamento in modo totale ed esclusivo dalla dieta era fatto assolutamente su base volontaria dal paziente, come fosse l’ultima spiaggia per capire che cosa diamine accadeva al proprio corpo. Infatti, a certe scelte ci si arriva proprio perché si vive sul proprio corpo un malessere profondo e non capito.

Quindi il fatto che finalmente la gluten sensitivity sia riconosciuta reale come malattia, come sindrome è un gran progresso.

Per i ricercatori, i medici, gli specialisti adesso è davvero tempo di separare il grano dalla pula. Ad esempio, uno dei problemi da affrontare è la nomenclatura, ovvero come chiamare cosa. In un unico termine “disturbi relativi al glutine” è racchiuso un ventaglio di situazioni. Attualmente c’è concordanza nella definizione di gluten sensitivity, ma potrebbe accadere che con il progresso della ricerca sia anche necessario rivedere la nomenclatura.

Lo stato dell’arte ci dice che la percentuale di persone gluten sensitive non è ancora certa, proprio a causa delle motivazione sopra descritte, però c’è accordo nell’affermare che non è un disturbo poco comune. Il problema di questa poca conoscenza è sia il fatto che spesso la sintomatologia veniva accomunata alla sindrome da colon irritabile (irritable bowel syndrome IBS) sia la carenza di test per la diagnosi. E’ un po’ come camminare sulle uova con il tacco dodici…ogni passo pensi “OMG, e adesso?”

La sintomatologia della gluten sensitivity è stata descritta nel post precedente (link). Gli studi della Biesiekierski su un test del doppio cieco hanno evidenziato che la comparsa della sintomatologia non può ritenersi dovuta all’effetto placebo. Certo è che altri studi sono necessari anche per evidenziare eventuali sinergie con la presenza di altri disturbi e/o malattie autoimmuni. Questo è il guaio di esseri sistemi cellulari complessi…

La relazione tra gluten sensitivity e IBS è complessa. Da uno studio di Vazques-Roque et al. è emerso che il glutine può alterare le funzioni intestinali nei pazienti affetti da IBS, alcuni dei quali erano anche affetti da diarrea ed erano portatori dei genotipi HLA-DQ2 e/o HLA-DQ8 – questi ultimi sono gli alleli (le parti di un gene) che identificano la predisposizione genetica alla celiachia. Inoltre, i risultati di questo studio hanno evidenziato che altre sostanze potrebbero influenzare negativamente i sintomi della IBS, oltre al glutine, al grano e ai suoi derivati. Queste sostanze sono ad esempio fruttani – catene di fruttosio -, galattani – catene di galattosio – , fruttosio e anche tutte quelle sostanze che inibiscono l’attività di due enzimi importanti, l’amilasi che permette la digestione degli amidi (carboidrati) e la tripsina, che permette la digestione delle proteine. E’ stato osservato che pazienti IBS sotto dieta senza glutine introducevano nella loro dieta e quindi nel loro organismo una minor quantità delle sostanze sopradescritte e questo comportava un miglioramento della loro sintomatologia. D’altro canto è stato però osservato che i pazienti gluten sensitive introducevano le sostanze sopradescritte ad esempio tramite i legumi, ma traevano effettivo beneficio dall’allontanamento totale di ogni fonte di glutine. E ribadisco io e lo ribadisce lo studio: non era effetto placebo.

Alcuni studi hanno evidenziato che alcune patologie importanti come l’autismo e la schizofrenia possono essere influenzate da disturbi legati al glutine.

Allo stato attuale non sono stati identificati biomarkers specifici della gluten sensitivity ed ecco perché la diagnosi è spesso difficile e viene fatta per esclusione più spesso per autoesclusione.

Gli studi sui meccanismi e i processi della gluten sensitive sono dei lavori in corso sempre aperti. Ciò che è chiaro è che nella gluten sensitivity si attiva la risposta immunitaria innata o costitutiva dell’individuo, sebbene una eventuale risposta immunitaria adattativa non sia da escludersi totalmente.

Quali sono gli obiettivi futuri? Lo scetticismo espresso da molti esperti di celiachia riguardo la gluten sensitivity si è evoluto in una accettazione della sua esistenza, ma è chiara la necessità di tools diagnostici adeguati, di capire i meccanismi fisiologici e genetici della malattia, di comprendere l’entità della sintomatologia. Ovviamente la conoscenza è funzione della ricerca, quindi di come le ricerche sono condotte ed ecco quindi la necessità di tests in doppio o triplo cieco, ad ampio spettro, considerando eventuali sinergie importanti con altre patologie.

Gli stessi studiosi dicono che per la gluten sensitivity siamo attualmente nelle medesime condizioni in cui eravamo per la celiachia quaranta anni fa. Va da sé che la speranza è nelle ricerche in atto cosicchè migliorino le conoscenze e aumentino le informazioni. Personalmente però gioisco, da paziente soprattutto, perché dare un nome alla malattia è anche l’inizio della guarigione.

Chi di voi si è scoperto gluten sensitive? E come?

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5 Commenti - Scrivi un commento

  1. o soffro di colon irritabile da circa 2 anni e nessuno ha cercato di aiutarmi visto che non risultavo celiaca.Per tempo ho continuato mangiando alimenti che erano veleno per me. I sintomi che ho sono da celiaca: dolori assurdi pancia gonfissima, fatica a respirae,…
    Ora sto facendo food map da 1 mese e sto meglio ma non ancora curata.
    Quanto tempo ci può volere???

    Reply
  2. Imenticavo ; ho 16 anni e a parte quello che ho scritto prima ho anche male più forte nella parte sinistra della pancia e dolori forti muscolari al retto parte sinistra.
    è molto noioso e doloroso e al quanato strano.
    Passerà completamente con una disintossicazione?

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  3. Fabiana Corami

    Buongiorno Lara,
    la sintomatologia della gluten sensitivity si sovrappone con quella della celiachia ed è quello il grave e grande problema.
    Inoltre, la sintomatologia della gluten sensitivity si sovrappone a quella del colon irritabile, altro grave problema.
    Però la gluten sensitivity è altro rispetto alla celiachia e alla sindrome da colon irritabile.
    Può accadere che persone diagnosticate con la sindrome da colon irritabile in realtà siano gluten sensitive. L’Aigo, Associazione Italiana Gastrocospisti Ospedalieri, stima che il 26% delle persone diagnosticate con sindrome da colon irritabile sia in realtà affetta da gluten sensitivity.
    Per questo è molto importante che sia escluse in maniera certa sia la celiacha sia l’allergia al grano (frumento) per poi accertare altre patologie.
    Per quanto concerne la dieta FodMaps, è una dieta che porta giovamento anche nei casi di persone gluten sensitive, ma da essa vanno esclusi gli alimenti contenenti glutine, quindi anche cereali che contengono glutine, ma che non sono frumento, i quali vanno sempre e comunque testati prima di iniziare tale dieta sotto controllo medico.
    Questi aspetti andebbero valutati attentamente nel suo quadro clinico dallo specialista o dagli specialisti che ti seguono, soprattutto in considerazione del fatto che ci siano dolori nell’area del colon.
    Per far si che la dieta abbia il suo effetto e quindi porti giovamento al corpo è necessaria anche una aderenza, una compliance alla dieta stessa e quindi il tempo di recupero è anche in funzione della aderenza alla dieta.
    In caso tu abbia bisogno di altri chiarimenti, puoi scrivermi anche privatamente
    Buona giornata

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