Aristotele e la dieta senza glutine

La dieta senza glutine e la logica di Aristotele

La dieta senza glutine è di nuovo sotto le luci della ribalta.

In che modo entra Aristotele in scena? Partendo da giuste premesse, non sempre il ragionamento concatenato che ne consegue è ragionevole, in termini di informazione scientifica e non.

Di dieta senza glutine si è parlato e se ne parla spesso come “scelta”, “moda” e non come effettiva ed unica terapia per la cura di malattie, come la celiachia, e la gluten sensitivity, o per coadiuvare la cura di malattie quali la fibromialgia.

Innegabile è il fatto che diverse personalità del cinema e dello sport seguano una dieta senza glutine; alcune lo fanno appunto per terapia, altre invece per scelta, per moda.

E’ chiaramente importante sottolineare che seguire alcuni stili di vita, alcuni regimi dietetici possa portare a delle controindicazioni, ma è altrettanto fondamentale sottolineare nel caso del senza glutine il fatto che sia una terapia, l’unica cura al momento disponibile per chi soffre di alcune malattie, generalmente malattie autoimmuni o che comunque coinvolgono il sistema immunitario.

In un recentissimo articolo comparso su un importante quotidiano nazionale si parla di uno studio condotto da un team di ricercatori dell’Università di Harvard, anche presentato ad un meeting dell’American Heart Association; in questo studio, che si è svolto lungo un arco temporale considerevole (30 anni) è stato osservato che le persone che seguono una dieta senza glutine sono maggiormente esposte al rischio di diabete

Adesso il ragionamento concatenato potrebbe avere degli anelli un po’ laschi.

Partendo dall’articolo italiano, passando per l’articolo inglese e poi per diversi articoli americani, il ragionamento comincia a diventare meno nebuloso e più concatenato.

Innanzitutto, si parla di rischio relativo all’insorgenza di diabete di tipo II, o diabete alimentare, la tipologia di diabete che è anche legata all’obesità, a stili di alimentazione poco salutari e anche all’utilizzo di dolcificanti.

Va comunque ricordato che molte malattie autoimmuni vanno a braccetto e ciò purtroppo accade per la celiachia ed il diabete di tipo I, che è una malattia autoimmune – abbiamo scritto diversi articoli al riguardo.

In questo studio trentennale dell’Università di Harvard, che ha coinvolto 200000 persone, sono stati diagnosticati circa 16000 casi di diabete di tipo II ed è stato osservato che le persone che seguivano una dieta senza glutine o comunque una dieta a basso tenore di glutine presentavano un rischio più elevato per il diabete di tipo II. Sempre scartabellando diversi articoli in rete, è sottolineato che in questo studio chi seguiva una dieta senza glutine o a basso tenore di glutine, aveva un minor introito giornaliero di fibre, che sono considerate importantissime per ridurre il rischio di insorgenza del diabete di tipo II.

Nella trepidante attesa di leggere il lavoro completo di Zong e collaboratori, è fondamentale sottolineare due cose, anzi più di due:

  1. a) le fibre sono importantissime in qualsiasi regime alimentare
  2. b) in qualsiasi regime alimentare, una notevole introduzione di carboidrati, quindi amidi e zuccheri semplici di ogni tipo, soprattutto se raffinati, quindi non integrali, tende ad aumentare il rischio di diabete di tipo II
  3. c) è vero che nella dieta senza glutine si utilizzano moltissimi amidi, oltre agli zuccheri, e questo può influenzare il carico glicemico ed insulinico, ma è altrettanto vero che la dieta senza glutine può essere bilanciata, come altri stili di alimentazione. Nello specifico, l’equilibrio può essere riportato utilizzando prodotti integrali, che si stanno diffondendo sempre di più in commercio e nella GDO, oppure prodotti arricchiti di fibre (di mela, di castagna, ecc) ed anche in questo la diffusione di questi prodotti è in aumento; infine, è bene utilizzare diversi cereali e pseudo-cereali naturalmente privi di glutine, che sono però ricchi di moltissimi composti buoni e possono anche apportare fibre all’alimentazione senza glutine.
  4. d) è bene utilizzare in qualsiasi stile di alimentazione, non solo in quella senza glutine, utilizzare zuccheri integrali, che quindi abbiamo conservato parte della melassa e dei nutrienti. Per fortuna, è sempre più facile trovare nella GDO zucchero saccarosio integrale di vario tipo, come altri dolcificanti, dallo sciroppo d’acero a quello di yaconda a polialcoli. Per dolcificanti alternativi agli zuccheri, vanno sempre ricordati gli eventuali effetti collaterali, le eventuali allergie e quindi la scelta va ponderata oculatamente. E occhio anche ai FODMAPs.

Altro anello un po’ lasco presente nell’articolo sul quotidiano nazionale è che la dieta senza glutine manca di nutrienti preziosi, quali vitamine e minerali, oltre ad essere povera di fibre; la risposta a questo ultimo punto è al punto c). Invece, riguardo a vitamine e minerali, ciò poteva essere vero in passato, ma nell’attuale le cose sono molto cambiate perché è stato notevolmente ampliato l’utilizzo di cereali e pseudocereali naturalmente senza glutine, ma ricchi di composti buoni, perché sono stati riscoperti cereali e pseudocereali naturalmente privi di glutine e un esempio per tutti è il grano saraceno, perché la ricerca scientifica in campo alimentare sta aiutando l’industria e gli artigiani nella produzione di alimenti più bilanciati.

Dopo essermi riconciliata con Aristotele e con il ragionamento concatenato, mi preme sottolineare che ad oggi l’unica terapia per la celiachia e per la gluten sensitivity, ma anche per altre patologie, è la dieta senza glutine, che deve essere seguita attentamente (aderenza alla compliance), in maniera variata e, soprattutto, bilanciata – ma questo vale anche per altre diete.

Altri articoli

Health Day

Medical News Today

WebMD

Australian Associated Press

 

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