L’esperienza creativa di Giorgio dopo la diagnosi

Dopo il racconto dell’esperienza di Elena Nasta, la bella e brava celiaca pasticciona, oggi facciamo due chiacchiere con Giorgio Colombo, anche lui celiaco D.O.P da poco più di un anno.
Ho incrociato Giorgio a un corso di panificazione a Milano e mi è piaciuta subito la sua positività e la sua carica (e le foto delle sue pizze strepitoseeee).
Anche lui, come molti, ha trovato in internet e tra i diversi blog – che ogni giorno condividono ricette e pezzi di vita sglutinate, aiutando i neo diagnosticati a non sentirsi persi – un valido aiuto.
E anche lui, come Elena e come tanti altri, ha deciso di dedicare gran parte del suo tempo libero all’informazione e alla diffusione della cucina senza glutine.

Intervista a Giorgio Comobo - Gluten Free TRavel and Living
Intervista a Giorgio Comobo – Gluten Free TRavel and Living

Ora la parola passa a Giorgio!

Prima della diagnosi avevi mai sentito parlare di celiachia?

Prima della diagnosi conoscevo solo superficialmente il problema delle intolleranze in generale ed in particolar modo di quella al glutine. Fino a quel momento mi ero infatti approcciato alla celiachia solo dal punto di vista della sintomatologia, dopo aver scoperto le correlazioni con l’anemia sideropenica, problema che mi era stato riscontrato qualche mese prima, dopo aver fatto richiesta per diventare donatore AVIS.

Ti eri già confrontato con persone celiache?

Non ho familiari, parenti, amici o colleghi, ma solo una cugina celiaca, che purtroppo non segue scrupolosamente la dieta senza glutine, pertanto attraverso lei non avevo mai potuto approfondire o conoscere bene il problema dal punto di vista pratico e tutto ciò che esso implica.

La tua prima reazione una volta aperta la busta con i risultati…

Anche se qualcuno potrebbe stentare a crederlo, quando ho aperto la busta con il referto della gastroscopia effettuata, ho tirato un sospiro di sollievo, avendo finalmente trovato la causa del mio problema.

La reazione potrebbe sembrare quasi normale se si pensa al fatto che da diversi mesi si cercava invano la causa della mia carenza di ferro (la ferritina ad un certo punto era scesa addirittura a 2 ng/ml), fino a quando, dopo molte ricerche personali, sono incappato in un istruttivo opuscoletto pubblicato dall’AVIS di Bergamo.

Purtroppo molti medici ignorano l’esistenza delle forme atipiche o completamente asintomatiche della malattia e questo spiega il fatto che in molti casi la diagnosi viene effettuata tardivamente.

A quale cibo – che non avresti più mangiato – è andato il tuo primo pensiero?

Visto che sono abbastanza goloso, mi sono domandato quali dolci avrei potuto mangiare da quel momento in poi. Ricordo in particolare, poco dopo la diagnosi, di esser passato davanti alla pasticceria dove ero solito andare, rimanendo particolarmente colpito dal profumino che si percepiva fuori dal locale (fortunatamente ho poi scoperto con immenso piacere, che quella stessa pasticceria prepara su ordinazione anche dei dolci senza glutine, in particolare pasta di mandorla e bignè, di cui sono particolarmente ghiotto!).

Il cibo che però mi è mancato per più di un mese è stato il pane, intendo il pane buono e croccante che temevo di non poter più gustare senza glutine.

Come hai riorganizzato la tua vita?

Essendo una persona piuttosto razionale, ho cercato di mettere in pratica fin da subito le indicazioni dell’AIC in merito alla dieta senza glutine e tutti quegli accorgimenti per evitare il problema non trascurabile delle contaminazioni incrociate, sostituendo quegli oggetti della cucina considerati a rischio (gli utensili di legno come cucchiai, mattarello e banco da lavoro, oltre al tostapane) e riorganizzando la dispensa con i nuovi prodotti.

Nel frattempo mi sono iscritto ad alcuni gruppi sulla celiachia presenti in facebook per avere consigli e per potermi confrontare sui prodotti senza glutine e sui locali, come se fossi arrivato in un paese straniero.

Dopo un mesetto dall’inizio della dieta senza glutine, ho iniziato i primi esperimenti in cucina, visto che parecchi prodotti non mi soddisfacevano in pieno, in particolare i panificati.

Dopo i primi risultati mediocri, grazie al consiglio di un’amica ho scoperto il blog Un cuore di farina senza glutine e da quel momento la mia “seconda vita” è cambiata notevolmente in meglio: non mi sono infatti limitato solamente a riprodurre le pietanze che cucinavo prima, ma ho scoperto il mondo della panificazione casalinga e soprattutto la lievitazione naturale, che mi hanno permesso di riassaporare il gusto del buon cibo, oltre che a dar libero sfogo ad un’impensata creatività personale.

Ho frequentato anche gli interessanti corsi dello Chef Marco Scaglione, in modo da incrementare le nozioni di cucina senza glutine apprese fino a quel momento.

Uscite con gli amici, vacanze?

L’aspetto forse più dolente dell’intolleranza al glutine all’inizio è proprio legato all’interazione con gli amici normoalimentati, come li chiamo simpaticamente: le prime uscite sono state limitate solo a bere qualcosa e fare quattro chiacchere, poi, quando ho iniziato a conoscere un po’ meglio i locali della zona che offrono una cucina senza glutine di buon livello, mi sono azzardato anche ad invitarli a cena.

Visto che mi piace viaggiare, ho cercato di non farmi condizionare dalla celiachia, scegliendo come prima vacanza una meta come la Turchia che, per quanto ho potuto scoprire in prima persona, ha da poco iniziato a conoscere il problema dell’intolleranza al glutine: durante il soggiorno mi sono dovuto limitare a consumare quasi esclusivamente cibo naturalmente senza glutine, oltre a ciò che previdentemente mi ero portato in valigia; solo in poche occasioni mi è capitato di trovare la scritta GLUTEN FREE. Nonostante i limiti imposti dalla dieta non mi abbiano permesso di assaggiare molti prodotti locali, posso comunque dire sia stata ugualmente una bellissima vacanza!

Quale è il tuo bilancio di questo primo anno sglutinato?

Il bilancio di questo primo anno da sglutinato è senza dubbio positivo, intanto perché seguendo scrupolosamente la dieta senza glutine ho beneficiato dal punto di vista psicofisico (già a sei mesi dall’inizio della dieta tutti i principali parametri, ferro compreso, erano rientrati nella norma), tanto che ho potuto effettuare due donazioni di sangue, dando così dare un piccolo, ma significativo gesto di solidarietà verso il prossimo.

Oltre a questo, ho potuto scoprire con grande soddisfazione che escludere il glutine dalla dieta, non è assolutamente sinonimo di rinuncia al buon cibo.

Ho anche avuto modo di conoscere direttamente o indirettamente alcune persone meravigliose che con me condividono il percorso della dieta senza glutine, alcune delle quali devono far fronte quotidianamente anche ad altre intolleranze o allergie alimentari.

Infine vorrei ricordare con enorme soddisfazione il laboratorio di cucina senza glutine da me organizzato in collaborazione con Un cuore di farina senza glutine nelle persone di Olga Francesca Scalisi e Lidia Colombo, con cui spero di poter riuscire a diffondere i concetti base della cucina senza glutine sul territorio in cui vivo (Lecco e Brianza).

Da sud a nord, direi che la cucina senza glutine è decisamente in buone mani, voi che ne dite?

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