Lettere dei lettori: la merendina sana si può

foto da internet
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Questa settimana inauguriamo una nuova sezione del blog: Lettere dei lettori.

Vi invitiamo a scriverci le vostre esperienze del mondo senza glutine o più in generale in quello di sana alimentazione e provvederemo a pubblicarle.

Stefania Truffini è una lettrice che a seguito dell'articolo La merenda senza glutine ci ha informato che nella sua provincia, Fermo, nelle Marche, si sta realizzando il progetto di merenda sana.

L’abbiamo invitata a scriverci perché l’iniziativa ci è sembrata oltremodo interessante.

E adesso lasciamo la parola a Stefania.

Innanzi tutto devo premettere che ho la fortuna di vivere in una piccola provincia, in cui tutto è a dimensione umana e concetti come km 0, biologico sono piuttosto scontati, avendo la possibilità di acquistare dai numerosi contadini della zona.
Le scuole materne e primarie sono di piccole dimensioni e non ospitano i famigerati distributori di merendine, che invece popolano le scuole medie di maggiori dimensioni e gli istituti superiori.
L’iniziativa delle colazioni sane è partita nel 2008 presso la scuola materna frequentata da mia figlia. Ed è stata una iniziativa nata spontaneamente e su iniziativa di una maestra, più sensibile ai temi della nutrizione e del ruolo della scuola anche su tale tematica (non a caso fa parte della commissione mensa).
Noi genitori abbiamo aderito immediatamente a tale progetto convinti che il caro e vecchio pane potesse essere la soluzione più giusta, e anche più economica (visto che comunque gli effetti della crisi si sentono anche nella piccola provincia).
Certo … qualcuno dei genitori non voleva pane e cioccolata …. ma alla fine è prevalso il buon senso: sono pur sempre bambini!! Quindi una volta a settimana c’era pane e cioccolata e, negli altri giorni, pane e marmellata, pane e olio, pane e zucchero (si si, pane bagnato e zucchero sopra!!) pane e miele, pane e frutta (col progetto Frutta nelle scuole). Olio, marmellata e miele provenivano da filiere corte, anzi cortissime (ovviamente non dalle nostre case ma da piccoli contadini locali) ed anche il pane era del forno vicino alla scuola.
La stessa buona prassi è stata poi seguita nella scuola elementare.
Il progetto funziona attraverso una autotassazione da parte di noi genitori: i soldi, raccolti e gestiti dalle rappresentanti di classe, consentono di acquistare il pane ed il companatico.
L’iniziativa ha avuto successo ed è stata replicata anche in altre scuole della città. Certo è impegnativo per il personale scolastico (a noi genitori è impedito di entrare nelle scuole per affettare il pane e condirlo) ma è indubbio il valore nutrizionale ed educativo, tanto da essere considerato un progetto stabile dell’istituto scolastico.
Questo progetto per me, madre di bambina celiaca e celiaca io stessa, è significato molto ed ho avuto effetti positivi. In primis in termini di uguaglianza perché mia figlia mangia esattamente come gli altri! non ha piu panini mentre gli altri mangiavano merendine, ne tantomeno strane merendine che sembravano provenire da qualche strano hard discount.
E l’uguaglianza nel mangiare è fondamentale per un bambino!
Poi gli altri effetti positivi in termini nutrizionali, arduo è calcolare quanti grassi in meno ingurgita ogni mattina e anche zuccheri!! Inoltre c’è un vantaggio economico.
Io faccio da anni il pane senza glutine in casa in comode e piccole rosette che vengono surgelate ancora croccanti. Al mattino scaldo una rosetta e la metto nello zainetto. Il costo? 10 euro al mese … ci compri due pacchi di merendine secche e sbriociolose!!
Ovviamente ho spiegato e rispiegato il concetto di contaminazione, della necessità di usare posate diverse e di farcire sempre per primo il panino di mia figlia tenendolo lontano dagli altri.

Il personale si è mostrato sempre attento e preciso e siamo molto molto soddisfatti!

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