Al campo estivo senza rischi per i bambini celiaci

Al campo estivo senza rischi - Gluten Free Travel and Living
Al campo estivo senza rischi – Gluten Free Travel and Living

 

Quale genitore non si trova prima o poi nella condizione di mandare il proprio figlio ad un qualche campo estivo?

Che sia il campo-scout o lo stage di judo, il campo del WWF o il campeggio del gruppo parrocchiale, una certezza c’è: il genitore di un bambino celiaco ha sempre qualche patema in più, rispetto al genitore di un figlio senza problemi alimentari.

Mentre gli altri genitori si preoccuperanno solo della nostalgia di casa e di eventuali incidenti di percorso, i genitori del piccolo celiaco saranno tormentati anche dal problema delle contaminazioni.

 

Se la vacanza lontano da casa è in una struttura di tipo alberghiero o comunque la cucina è gestita da professionisti, non ci dovrebbero essere troppi problemi: oramai la celiachia è una patologia purtroppo molto diffusa e una volta informato chi organizza il soggiorno, si spera di poter stare tranquilli. Se chi gestisce la cucina è in grado di affrontare la situazione, tutto bene, se invece viene comunicato che la cucina senza glutine non può essere garantita, meglio decisamente rinunciare e trovare un’altra soluzione.

Diversa, molto diversa è la situazione di un campo gestito in modo più “casereccio” dove in cucina non ci sono professionisti del settore. Può accadere? Certo, accade molto spesso.

Succede sicuramente agli scout, dove la cucina è gestita da volontari che nella vita hanno fatto tutt’altro (addirittura nei campi dei ragazzi più grandi sono i ragazzi stessi ad occuparsi della cucina!) ma anche in molte altre situazioni meno strutturate, dove magari in cucina c’è un operatore che ha sì la certificazione HACCP ma che comunque svolge questa attività in modo non sistematico.

Come comportarsi in questi casi? Tenere a casa il piccolo celiaco per evitare il rischio delle contaminazioni?
Sicuramente non è la situazione ottimale, ma nel valutare la situazione, a nostro avviso ci sono vari fattori da tenere presente.

Non sempre i bambini e i ragazzini celiaci vivono la propria situazione in modo assolutamente sereno e questo è tanto più vero quanto più ci si avvicina all’adolescenza.
Dover mangiare cose diverse, stare attenti a dove si va a mangiare, dover rispondere a un sacco di domande, se è spesso noioso per un adulto, immaginiamoci come lo sia ad un’età nella quale identificarsi è un desiderio assoluto.
Per di più, anche al più attento e consapevole dei genitori sarà capitato di aver un atteggiamento un po’ iper-protettivo nei confronti di questi ragazzini, magari nel periodo antecedente alla diagnosi, quando il bambino non cresceva e stava sempre male, oppure appena diagnosticato, per il timore di non seguire con sufficiente cura le indicazioni alimentari, oppure quando il ragazzino ha cominciato a pranzare fuori casa, per le ovvie ragioni.

Tutto questo, prova che l’esperienza di una vacanza lontano dalla famiglia, insieme ad altri coetanei, facendo attività sportive o sociali, possa essere particolarmente positiva per un ragazzino celiaco, per aiutarlo a superare le proprie difficoltà e ad integrarsi positivamente nel mondo esterno alla famiglia e, perché no, ad imparare pian piano a gestire autonomamente le proprie esigenze alimentari.

In questi anni, come insegnante, ho avuto modo di incontrare sul mio cammino diversi adolescenti celiaci e ho sempre avuto modo di osservare le loro difficoltà nell’esternare la propria problematica. Li ho visti mangiare quasi di nascosto il loro sbricioloso panino senza glutine, eludere l’argomento se esplicitamente interrogati e, purtroppo, li ho visti spesso trasgredire i dettami della dieta pur di non farsi notare.

Penso che come genitori di piccoli celiaci non possiamo sperare di risparmiare loro le difficoltà anche sociali che questa patologia comporta, possiamo però cercare di aiutarli ad accettare la propria situazione e fornire loro strumenti e competenze per andare da soli nel mondo.

Partecipare ad un campo estivo, quale che sia, può aiutare molto in questo senso.

Quello che come genitori possiamo fare per rendere l’esperienza positiva e il più possibile senza rischi è però interfacciarci con gli organizzatori del campo per fornire informazioni sulla cucina senza glutine e anche supporto logistico, senza aver paura di essere invadenti.

Se la gestione del campo non è affidata solo a professionisti, ma anche a volontari a vario titolo, ogni aiuto sarà più che gradito e comunque spesso necessario. Molte volte l’attitudine di chi presta  servizio in queste situazioni è quella di venire incontro alle problematiche, ma non sempre ci sono le competenze necessarie, quindi è davvero opportuno, da parte del genitore, sincerarsi che gli operatori sappiano cosa devono fare e fornire il supporto necessario.

Quello che suggerisco in questi casi è di richiedere un colloquio con chi si occuperà della cucina, per accertarsi personalmente sulle loro competenze in merito alla cucina senza glutine.

Potrebbe essere utile fornire un documento (verba volant, scripta manent) dove vengono schematicamente riassunte le regole principali da rispettare per cucinare senza glutine in sicurezza, in cui venga sottolineato il rischio da contaminazioni e le precauzioni da prendere per evitarle.

Altrettanto utile, soprattutto se ci si rende conto che la persona non è molto esperta di cucina senza glutine, è offrire la propria disponibilità ad adattare il menu settimanale, che molto probabilmente verrà preparato in anticipo, alle esigenze di un celiaco, evidenziando nel menu stesso gli alimenti a rischio e proponendo alternative fattibili nel caso in cui la pietanza sia effettivamente troppo complicata da preparare in versione gluten free.
Se ad esempio fosse prevista la preparazione delle lasagne fatte in casa, si proporrà o di fare un altro tipo di pasta più semplice, o comunque di utilizzare pasta industriale senza glutine, ovviamente adattandosi alla situazione reale (dimensioni della cucina, numero di operatori, …)
Il principio dev’essere quello di mantenere il menu il più possibile simile a quello standard, ma evitando le complicazioni eccessive che potrebbero essere difficili da gestire e quindi aumentare il rischio di contaminazioni.

In molti casi, per non dire quasi sempre, è consigliabile fornire una batteria basilare di attrezzi e pentole da cucina. In molte cucine di campeggi e case di vacanza non c’è la lavastoviglie, e la maggior parte delle pentole sono in alluminio.
Si metterà il tutto in una scatola, di cartone o di plastica, sul quale verrà scritto a lettere cubitali GLUTEN-FREE e nella quale ci dovranno essere (la dotazione varia a seconda della durata del soggiorno, del numero di ragazzi celiaci, del menu previsto): pentole, padelle, scolapasta, grattugie, ciotole e contenitori, mestoli, taglieri, asciughini, spugnette.
Che non si esageri, due pentole, una per la pasta ed una per il sugo, sono più che sufficienti, ma che non si dimentichino alcuni oggetti essenziali, come lo scolapasta, i mestoli (un paio) e almeno un tagliere, preferibilmente in silicone così si lava meglio.

Sappiamo tutti quanto costa il cibo senza glutine e quanto possa variare la sua qualità: basti pensare alla pasta, che può essere quasi indistinguibile da quella “normale” oppure pessima, al limite dell’immangiabile.
Per queste ragioni è opportuno fornire anche una scatola contenente i cibi più comuni senza glutine: pasta, pane confezionato e biscotti per la colazione preferiti del nostro pargolo, in dosi adeguate alla durata del soggiorno; preparato per impanare, farina di riso per infarinare, un amido per addensare sughi e creme, e poi quei prodotti non specifici per celiaci ma che verranno sicuramente utilizzati e che sono comunque a rischio, come: un barattolo di marmellata, uno di crema spalmabile alla nocciola, il cacao, e una scatola di sale grosso ed uno di sale fine al sicuro di contaminazioni. Suggerisco inoltre di scrivere SENZA GLUTINE con un pennarello colorato sulle confezioni dei prodotti non immediatamente identificabili come senza glutine, in modo che non ci sia il rischio di infilare il coltello pieno di briciole di pane glutinoso nell’unico barattolo di confettura che il nostro piccolo può mangiare.
Oltre a questi cibi basilari il contenuto della scatola verrà determinato in base al menu: se ad esempio è previsto il cous-cous, la polenta o un budino al cioccolato sarà bene mettere nella scatola una confezione di cous-cous, di polenta o di preparato per budino senza glutine.
Anche in questo caso è utile scrivere fuori dalla scatola l’elenco dei cibi contenuti.

Ulteriori supporti potrebbero essere la fornitura di una copia cartacea del Prontuario dell’Associazione Italiana Celiachia, la segnalazione dell’esistenza della app per smartphone con il prontuario online.

Io personalmente “per farmi perdonare” dei disagi procurati alla partenza porto anche una torta fatta da me che possano mangiare tutti, bambini e adulti, celiaci e non. È un modo positivo per augurare buona vacanza a tutti e per favorire quel senso di condivisione ed eguaglianza che fa così bene a tutti.
Però ovviamente questo non è necessario ,a è piuttosto una scelta individuale.

E allora buone vacanze a tutti e buon lavoro, come sempre, ai genitori!!!

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