Mangiare sano. Ci vuole una rivoluzione? #FRD2014

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Come forse avete letto partecipiamo e invitiamo a partecipare al Food Revolution Day organizzato da Jamie Oliver.
Perchè lo facciamo?
La prima risposta è che perchè un evento ben organizzato, internazionale e vorremo fare sentire tante voci italiane, ma soprattutto vorremo far notare quante proposte Gluten Free ci sono.
I partecipanti al 100% Gluten Free Friday lo dimostrano ogni settimana con delle ricette strepitose che vi invitiamo a curiosare e provare.
La seconda è un po’ più complessa e  abbiamo iniziato a parlate in occasione della giornata dell’alimentazione indetta dalla FAO in cui ci siamo lasciati  con una domanda che si può riassumere sostanzialmente in: come far si che i nostri figli possano avere una alimentazione corretta ?

Jamie Oliver evidenzia come nel mondo occidentale i bambini sono a rischio di obesità e possono essere affetti nel breve o nel lungo periodo a una serie di malattie legate ad una cattiva alimentazione e invita a fare una cosa semplice: cucinare.

Si perchè il passaggio di consocenze culinarie tra generazioni si è spezzato e sempicemente le persone non sanno cucinare, non conoscono gli ingredienti e non sanno come trattarli.
Il fenomeno è ovviamente evidente in paesi come gli Stati Uniti dove persino la first lady Michelle Obana è impegnata sul fronte dell’alimentazione e vede l’obesitá come un’emergenza sanitaria nazionale. Date un occhio al suo sito è interessante.
Il nostro paese vanta una gloriosa tradizione gastronomica, la nostra cucina che rientra nell’are mediterranea è considerata patrimonio dell’umanià, la cucina italiana è veramente rinnomata nel mondo e ormai saper fare la pasta è un must per ogni chef che si rispetti.
Riporto da una notizia dell’Ansa del 6 maggio scorso:
Per quasi 6 italiani su 10 l’industria alimentare è il settore che ci rappresenta di più al mondo. È la percezione fotografata dalla ricerca “Gli Italiani e l’alimentazione”, condotta da Doxa per Federalimentare su un campione di 1000 persone e presentata al Cibus.

In questa classifica sull'”italianità” l’alimentare (57%) “doppia” il settore della moda (27%) e distanzia l’automobilistico (7%), le calzature (7%) e il comparto dei mobili e del design (3%). L’immagine dell’industria alimentare è forte e la fiducia degli italiani, secondo lo studio, verso il settore resta alta per 7 italiani su 10. E cresce – passando dal 62% al 65% in dieci anni – la fiducia percepita verso i controlli fatti dalle aziende alimentari sui cibi, dato che nelle famiglie con bambini sotto i 14 anni arriva al 75%.

Tuttavia, sottolinea Federalimentare, la crisi inizia a pesare sull’integrità del settore produttivo e continua ad erodere i consumi (-4% nel 2013), con 12mila microimprese del settore food chiuse in dieci anni.”
Il cibo per gli italiani é importante, lo sapevamo.
Ma dietro questo macro dato ci sono dei sottili costanti cambiamenti nelle nostre abitudini alimentari.
E’ vero che siamo il popolo occidentale piú tradizionalista in fatto di cibo ma è anche vero che la crisi e stili di vita che costriingono a allentare il controllo su quello che mangiamo.
Tra le persone che dichiarano di acquistare regolarmente prodotti Dop,
Igp, comportamento che denota grande attenzione alla qualità, una quota
non lontana da un terzo acquista regolarmente anche cibi precotti,
addirittura ben più di due terzi acquista regolarmente scatolame, e oltre
tre quarti surgelati;
– tra coloro che acquistano regolarmente prodotti dell’agricoltura
biologica, circa tre quarti acquista anche surgelati, circa due terzi anche
scatolame, e una percentuale simile prodotti con marchio del distributore;
– tra gli acquirenti regolari di prodotti del commercio equo e solidale una
nettissima maggioranza acquista i prodotti a marchio commerciale del
distributore, espressione della nuova forza della Gdo, oltre tre quarti
acquista prodotti surgelati ed oltre due terzi scatolame.
Addirittura si recano presso i fast-food, il 27% di acquirenti abituali di
prodotti del commercio equo e solidale, il 26,7% degli acquirenti abituali di
frutta e verdura da agricoltura biologica, il 22,6% degli acquirenti di
prodotti Dop e Igp, ed il 21,6% di coloro che acquistano direttamente dal
Come si vede persino i raffinati italiani cadono nella rete del fast food.

Poi c´è la crisi che ha due facce. Da un canto secondo sempre Coldiretti:
La situazione  – continua la Coldiretti – si è infatti aggravata nel 2013 in cui si è verificato il drammatico crollo storico della spesa, rispetto all’anno precedente, che non è mai stato così pesante con le famiglie italiane che hanno tagliato dal pesce fresco (-20 per cento) alla pasta (-9 per cento), dal latte (-8 per cento) all’olio di oliva extravergine (- 6 per cento) dall’ortofrutta (- 3 per cento) alla carne (-2 per cento) mentre aumentano solo le uova (+2 per cento), sulla base dell’analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al primi undici mesi. 
L’andamento della spesa – sottolinea la Coldiretti – riflette la tendenza a privilegiare l’acquisto di materie prime di base come farina (+7 per cento), miele (+12 per cento) ma anche dei preparati per dolci (+6 per cento), in netta controtendenza rispetto al calo complessivo degli acquisti alimentari stimato pari al 4 per cento. Cambia dunque il carrello della spesa degli italiani dove trovano piu’ spazio le materie prime per la preparazione dei cibi a scapito di cibi pronti come ad esempio le merendine in calo del 3 per cento in valore o dei gelati che crollano del 7 per cento.
Oltre ad un ritorno del fai da te casalingo che non si registrava dal dopoguerra, in generale – continua la Coldiretti – si è assistito anche ad un calo nelle quantità di alimenti acquistati ma soprattutto all’affermarsi dei prodotti low cost a basso prezzo in vendita nei discount che sono gli unici a fare registrare un aumento (+1,6 per cento) nel commercio al dettaglio nel 2013. A differenza di quanto è accaduto per tutti gli altri settori – sottolinea la Coldiretti -, dall’abbigliamento alle automobili, in cui gli italiani hanno rinunciato agli acquisti, per l’alimentare, che va in tavola tutti i giorni, questo non è possibile, almeno oltre un certo limite, ma si è verificato un sensibile spostamento verso i prodotti a basso costo per cercare comunque di risparmiare. Dietro questi prodotti – precisa la Coldiretti spesso si nascondono infatti ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi.
Il risultato è che nel 2013 sono aumentati del 14 per cento gli allarmi alimentari in Italia con ben 534 notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute, sulla base del sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF), rispetto al 2007 in cui è iniziata la crisi. Si tratta di un balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa, prima dell’inizio della crisi. Solo una minoranza di allarmi è dovuta – conclude la Coldiretti – a prodotti nazionali.
Quindi se da una parte siamo tornati a usare farine e a cucinare, dall’altro abbiamo diminuito la qualtitá di materie prime “sane” come pesce, frutta e verdura.
E tutto questo parlare di cibo e salute non ci rende per`più in forma.
Il 10% degli italiani è obeso, circa 6 milioni di persone.
I bambini italiani sono tra i più sovrappeso in Europa.
Secondo il  dati del 2012 ricavati dal Sistema di sorveglianza “OKkio alla SALUTE”, promosso dal Ministero della Salute e dal CCM (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie):

Dai dati 2012 risulta che il 22,1% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso rispetto al 23,2% del 2008/09 (-1,1%) e il 10,2% in condizioni di obesità, mentre nel 2008/09 lo era il 12% (- 1,8%). Complessivamente, dunque, nel 2012 l’eccesso ponderale riguarda il 32,3% dei bambini della terza elementare (-2,9% rispetto alla prima rilevazione).

Le percentuali più elevate di sovrappeso e obesità si riscontrano nelle regioni del Centro-Sud: in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata l’eccesso ponderale riguarda più del 40% del campione, mentre Sardegna, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige sono sotto il 25%.

La causa dell’obesitá infatile è in una scarsa educazione alimentare……..sic….

E anche a una eccessiva sedentarietá, ma la prima causa stride se pensiamo che noi italiamo riteniamo la cucina e il cibo un gioiello del made in Italy.

Ci sembra  di materiale he ce ne sia abbasta per  giustifiare la partecipazione  all’iniziativa del Food Revolution Day che é quasi totalmente dedicata ai bambini e all’educazione alimentare. Sappiamo che queste iniziative sporadiche non muovono  il mondo e le rivoluzioni in genere sono sanguinarie e non sono, ma forse stiamo evolvendo e grazie alla forza della rete, alla capacitá di coinvolgimento che questi eventi hanno bene o male, forse qualche pensiero in piú su come mangiamo anche noi italiani dovremmo farlo.

Pertanto vi invitiamo a partecipare venerdí 16 maggio al Food Revolutions Day 2014 #FRD2014 insiema al nostro 100% Gluten Free Friday #GFFD e vedremo di far arrivare all’inglese rivoluzionario tante ricette italiane e pure senza glutine.

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