Cucina light: ovvero la folle corsa alla prova costume

Dieta light

In questi giorni nei Social Network sta girando una battuta che dice più o meno: alla prova costume sono passate solo le ciabatte.

Il che vuol dire che è ufficialmente iniziata la grande corsa al recupero di quello che a volte dimentichiamo per 9 lunghi mesi, infagottato tra maglioni e piumini, ossia il nostro corpo,  e ce lo ricordiamo quasi esclusivamente per motivi di vanità: lo esporremo seminudo al sole per 15 giorni più o meno.

Tra maggio e giugno, scatta una specie di compulsione al mangiare light o leggero con conseguente fiorire di diete varie. Ebbene anche noi ci siamo fatti prendere dalla smania del controllo peso e questo mese, tra tantissime altre notizie e post interessanti, ci dedicheremo alla cucina light. Ma, sempre con un piccolo ma, se avete iniziato a conoscerci sapete che cerchiamo di guardare i fatti sempre da varie angolature e lo faremo anche con la cosiddetta cucina leggera.

Iniziamo a dare qualche informazione. Per light o leggero si intende poco calorico e alleggerito di grassi o zuccheri.

Nel mercato troverete una marea di prodotti “light” o poco calorici che per legge devono contenere almeno il 30% in meno di apporto calorico rispetto all’analogo non light. L’informazione potreste già trovarla in qualche etichetta alimentare.

E con questo iniziamo nuovamente a parlare di etichette alimentari. Sì,  siamo fissati e a quanto pare non siamo gli unici perché sull’etichettatura dei prodotti c´è una guerra in Europa tra i vari paesi: definire un prodotto in un modo rispetto che in un altro cambia il suo appeal, il suo posizionamento di mercato e può penalizzarlo o meno.

Entro il 13 dicembre 2014 deve essere applicato il regolamento UE n. 1169/2011  sulle etichette alimentari che mette alcuni paletti fermi in fatto di informazione chiara su allergeni (evviva), provenienza dei prodotti e composizione degli ingredienti e entro il  13 dicembre 2016 deve essere resa obbligatoria la dichiarazione nutrizionale (articolo 9, paragrafo 1, lettera l).

A livello Europeo si stanno anche mettendo limiti anche all’utilizzo dei claim in pubblicità per evitare messaggi fuorvianti.

In questo contesto la Gran Bretagna ha proposto l’introduzione di un sistema visuale che permette di identificare subito le percentuali  di sale, zuccheri, grassi e acidi grassi saturi in rapporto ai consumi giornalieri massimi accettabili  per un adulto ricorrendo ai colori verde, giallo, e rosso: ovvero il sistema Traffic Light Labelling, sistema semaforo. Per ora l’etichettatura con il semaforo è volontaria, ossia sono le aziende che decidono se adottarla o meno.

In estrema sintesi un prodotto ha un semaforo rosso quando le percentuali di grassi, zuccheri e sale supera le soglie raccomandate, mentre è verde se è “light”.

etichette semaforo

 

Come tutta la comunicazione visuale è semplice e intuitiva e permette di identificare subito le caratteristiche dietetiche del prodotto, ma il sistema è stato contestato dall’Italia e da altri paesi europei perché danneggerebbe alcuni prodotti tipici del made in Italy come i salumi, l’olio e il Parmigiano che riceverebbero un semaforo rosso con conseguente danno sulle vendite e l’esportazione.

La proposta è attualmente al vaglio della Commissione Europea e chiaramente l’Italia avrà una posizione sfavorevole  sostenendo che il labelling inglese è in contrasto con la normativa Ue sui prodotti Doc e Igp (Denominazioni e Indicazioni d’origine), che vengono riconosciuti a livello europeo come alimenti di alta qualità.

Insomma in questa diatriba si evidenzia l’atteggiamento pragmatico e proattivo, sebbene piuttosto semplicistico, degli anglosassoni per  far fronte a un problema di sovrappeso e obesità che sta diventando un’emergenza sanitaria, contro un gran bel parlare di cibo di noi latini che però ha portato solo a posizioni di difesa e retroguardia.

E la domanda è: ma non siamo noi quelli che facciamo scuola nel mondo del mangiare bene e della dieta mediterranea?

La triste verità, ci sembra,  è che noi italiani mangiamo bene appoggiati sulle spalle di una grande tradizione che non sappiamo né vendere né difendere: sono gli stranieri ad aver creato la moda della cucina italiana e se vogliamo che non resti solo una moda dobbiamo dare risposte positive e proporre invece dei semplici semafori un sistema di comunicazione semplice che consenta di mangiare il Parmigiano e le sua grandi caratteristiche nutrizionali inserendolo in un regime alimentare equilibrato.

E questa consapevolezza e istruzione su come e soprattutto quanto mangiare deve essere fatta presto e bene altrimenti rischieremo di dover associare la grande cucina italiana ad uno dei tassi di obesità infantile più alto del mondo, come abbiamo già detto per il Food Revolution day e la moda, come tutte le mode,  tramonterà se non viene sostenuta con fatti,  con danni a tutto il nostro sistema di eccellenze e di esportazione:  ormai è evidente che il palato conta, ma conta anche l’aspetto salutistico dei prodotti alimentari nelle nostre società dell’abbondanza.

Dal nostro piccolissimo punto di vista quello che potremo fare è continuare a informare e offrirvi ricette e buona cucina, con un occhio al conteggio delle calorie…e con una spolverata di buon parmigiano, quindi stay tuned (ovvero seguiteci..)

 

Fonti:

European Food Information Council

Nationa Health Service UK . food labeling

BBC news

Regolamento UE  1160/2011

Food Standard Agency

 

 

 

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5 Commenti - Scrivi un commento

  1. Ciao 🙂 Aspettando di leggere le ricette estive, dico una cosa ovvia quanto trascurata. Concentrarsi sul “quanto” mangiare è di certo fondamentale. Alcuni però dimenticano il “quando”, ossia abbinare gruppi di alimenti alle fasce orarie. Solo cambiando orario un cibo può ingrassare di più o di meno. Tenendo presenti gli orari si possono evitare inutili rinunce…per il costume 🙂

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  2. Grazie per l’articolo. Mi son fatta incastrare per due sole settimane dalla Dukan e non riesco a venire fuori da una forma di reazione che mi colpisce il palato molle non appena mangio qualcosa…mangiare più sano: magari riuscirci! cri

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    1. Michela Bramati

      Mia nonna diceva sempre: colazione da re, pranzo da principe e cena da poveri!
      Poi certamente ci sono tanti fattori che influiscono sul metabolismo, ma questo potrebbe essere un inizio, oltre che a scegliere ingredienti di qualità.

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